lunedì 29 novembre 2010
documento su porto industriale
Enrico
Il progetto che si sta delineando, della nuova darsena europa,avrà un impatto fortissimo in tutta la zona nord della città,perché la coinvolgerà direttamente(nuove infrastrutture etc….) ma ne avrà sul tutto il territorio livornese(economico ,sociale ,ambientale….)
Per dare un idea la nuova area che nascerà é grande tre volte tanto il pentagono del buontalenti ed espanderà la città(il porto industriale è parte della città)di centinaia di metri verso mare con un nuovo molo che cambierà la forma di livorno.Saranno costruite chilometri di nuove ferrovie ,strade ,ponti,capannoni …nuove gru …quindi nuove visuali ,skyline….
Le città che sanno trasformarsi sono quelle che hanno futuro,questo grande progetto se è frutto di una analisi seria e se sarà realizzato con qualità (scelte tecnologiche ,energetiche …etc innovative )potrebbe portare grande vantaggio
Affinché questa grande possibile opportunità non rimanga zoppa ,e dare un svolta vera alla città noi proponiamo di liberare le aree dell’attuale porto industriale (da …a….)restituirle alla città .Farne un progetto di grande significato culturale progettando una nuova parte di città in una zona strategica .
domenica 28 novembre 2010
è l'ora di organizzare un pò il lavoro...DICEMBRE organizziamo e poi si PARTE!
non sono venuto alla riunione , ma vedo che siamo abbastanza maturi per organizzare un percorso dove sentirsi tutti partecipi e attori
dalla sintesi di lucia ed enrico, dalla muova potenzialità del concorso, dalle bellissime idee di tutti ora TRACCIAMO un PERCORSO....e iniziamo a produrre, ad agire
in effetti abbiamo le aree, abbiamo le idee, capiamo un pà meglio gli strumenti (azioni, mostra)
e dividiamoci il lavoro anche in STEP diversi
forse potremmo pensare ad incontri in cui c'è un attività a cui si partecipa tutti (seeds bomb) e un attività + a gruppi
il concorso la vedo una grandiosa opportunità per creare delle visioni e anche per avere la possibilità di creare un BANDO che in cui gli elaborati sono non solo disegni (video, oggetti, espressione di architetti e artisti), nuovo modalità di esprimersi e valutare progetti: questo a mio avviso ci darebbe molto materiale per poi veramente uscire con mostra , ma anche con eventi puntuali in città!!!! (es. nella mostra potresti trovare le visioni grafiche di un progetto, e nella città un opera di un artista che è legata a quel progetto, come se la mostra fosse un portale per poi andare a vedere la nuova città!!!)
il prox incontro non mancherò assolutissimamente!!!!! anche pechè vorrei farvi vedere un video che ho fatto per la fondazioneicare di cui sono consigliere....un abbraccio e complimenti a TUTTITUTTI
venerdì 26 novembre 2010
PROSSIMO INCONTRO
Dall'incontro di giovedì 25 novembre.
Un altro argomento proposto da Fabrizio Filippelli riguarda l'organizzazione di un concorso di idee (con tanto di finanziatore...) per stimolare la partecipazone di creativi, tecnici, intellettuali e comunque tutti coloro che amano pensare al futuro della nostra città a produrre un risultato progettuale concreto e da rendere pubblico. Il tema dovrà essere deciso e anche se per motivi pratici da una parte dovremmo "limitere" il campo (se non le aree) d'intervento dall'altra vorremmo lasciare libero sfogo alla fantasia, alla creatività e anche ai sogni.
Questi sono i due argomenti principali sui quali abbiamo discusso ieri e che hanno aggiunto altre idee alla già lunga lista delle proposte precedenti.
Alla fine dell'incontro come già successo le altre volte è nata la necessità di fare il punto della situazione e anche di darsi degli obiettivi più concreti se non delle scadenze.
Per quanto mi riguarda provo a fare una scaletta di quelle che ritengo essere le priorità:
- PRIMA FASE
Azione simbolica: la semina.
Non rinuncerei a definire l'azione che ci siamo impegnati a portare avanti (i seed bombs) e che seppure poco appariscente nell'immediato risulta fortemente simbolica. Documentiamola (filmati, foto, etc), informiamo i mezzi di comunicazione e mettiamo da parte il materiale per la seconda fase.
Per dare una scadenza direi che non possiamo che seguire i vincoli di madre natura e quindi non prima di febbraio-marzo
- SECONDA FASE
Azione dimostrativa-provocatoria: installazioni scenografiche.
Sono state fatte proposte di vario genere su azioni mirate a creare cambiamenti temporanei fortemente impattanti in alcune aree degradate e/o significative della città. Installazioni più o meno verdi che richiamino l'attenzione di tutti i cittadini su diversi temi e che dimostrino concretamente che cambiare in meglio gli spazi pubblici è possibile e tutto sommato anche semplice. Basta volerlo e più saremo più il risultato sarà impattante.
Per la scadenza direi successivamente alla prima fase e con la bella stagione ... a primavera.
- TERZA FASE
Apparizione in pubblico: esposizione dei risultati (azioni) e dei primi progetti.
Si tratta di mostrare ad un pubblico vasto quello che è stato il nostro percorso, gli argomenti affrontati, gli obiettivi delle azioni, i progetti eventualmente sviluppati, in fase di elaborazione o da affrontare tramite disegni, filmati, plastici, foto, testi, musica. Auspichiamo l'utilizzo di molteplici mezzi espressivi e di comunicazione per rendere i temi proposti comprensibili per tutti, in modo da stimolare se non una reazione concreta almeno un dibattito.
Nel frattempo riprendiamo i molteplici temi affrontati (e magari proponiamone altri), dividiamoci in sotto-gruppi (come era stato pensato da enrico all'inizio di questa esperienza) e lavoriamo ai primi risultati che poi mostreremo durante la nostra "prima apparizione in pubblico".
Questo ovviamente è solo un mio suggerimento, parliamone ...
Lucia
carne al fuoco
1-Il logo,mi piace molto la scimmia ..è importante essere riconoscibili ,è un pò la nostra faccia all'esterno ...è il simbolo che dice che esiste un laboratorio di idee,dovremo parlare di come usarlo ....
2-Seed bombs,l'abbiamo annuciato sul tirreno ed è secondo me una cosa che và nel senso giusto,
và portata avanti ,inoltre ha molta presa sul pubblico perchè è comprensibile ,tocca il tema del verde che sta a cuore a tutti...è assolutamente pacifica nonostante il nome.Paradossalmente potremmo solo andare in giro a mettere il nostro logo in dei luoghi senza seminare niente....che avrebbe visibilità comunque.Perchè il senso di queste azioni è simbolica ...è il tentativo disperato di modificare la realtà che non ci piace...lo annunciamo e ci proviamo! sapendo che non avremo successo affinchè sia di stimolo e di riflessione .
3-credo che su delle questioni rilevanti che riguardano lo sviluppo della città (tipo la questione del porto industriale)dovremmo produrre dei documenti che siano di stimolo alla discussione penso che saremmo in grado di farlo.L'opinione di chi cerca di guardare più a lunga scadenza,e pubblicizzarli usando tutti mezzi(stampa,web..).Questo progetto del porto industriale è veramente impressionante e credo che dovremmo proprio parlarne......elaborare un pò di idee e scrivere
4-Evento-mostra che raccoglie i progetti ,i materiali prodotti e che dovrebbe essere il momento in cui si mostra ad un pubblico generico più ampio possibile in pratica le idee che abbiamo tirato fuori....che a parte il testo di gino..non c'è praticamente ancora nulla
poi ci sono state altre proposte e idee interessanti ma secondo me già con queste quattro c'è moltissimo lavoro, e non dimenticandoci del concorso.....naturalmente questa è solo la mia opinione e la mia scelta di priorità....quindi dite la vostra che alla prossima riunione se ne parla!!
Enrico
giovedì 25 novembre 2010
LOGO in progress
mercoledì 24 novembre 2010
mi rammarica non poter essere con voi il 25, però mi trovate d'accordo su tutto.
Aggiungo soltanto: INIZIAMO CON PASSO (comunicativo, di azione) guidato ad un idea UNITARIA costituita dai temi che sono emersi.
scegliamo delle aree che sono emblematiche nell azione PUNTUALE ma anche in quella + visionaria di guida per livorno 2060
bene studiare una grafica
forse dobbiamo migliorare per rendere + utili i risultati degli incontri...
bello sarebbe avere una location a disposione dove "LASCIAR TRACCIA" e che questa TRACCIA sia visibile a tutti , una TRACCIA DINAMICA che si modifica tutte le volte che ci incontriamo, a cui le persone possono aderire con dei "POST IT"!!!!!!
(mi viene a mente l'ingressi dell'asilo, ex sede pci?scusate ma non sono di livorno!!!!)
apresto luca D
martedì 23 novembre 2010
E' solo un tentativo ...
lunedì 22 novembre 2010
venerdì 19 novembre 2010
Alla fine come giustamente ha ricordato Giulia Bernini l'uomo è un pò scimmia - in tanti casi la differenza è veramente impercettibile...e come tale sente il bisogno di tornare alla "natura" di correre,di arrampicarsi sugli alberi di mangiare banane...(orti cittadini sempre più di moda-negozi a km zero-cibo/abbigliamento biologico che è diventato un business pazzesco quando fino a pochi decenni fa era il mangiare normale ora divenuto di lusso...)
Un progetto che mi piace moltissimo si chiama HIGH LINE PROJECT che verrà realizzato a New York - per vedere il video www.lifegate.it.
In tutto il mondo ci sono proposte e progetti a piccola e grande scala e così noi possiamo fare altrettanto cercando di trovare le strade più opportune per sensibilizzare sia l'opinione pubblica che chi prende le decisioni (...chi?) per svegliarsi dal torpore di una confort zone - non fare niente di nuovo così non si rischia - di cui siamo veramente stufi.
L'anno scorso Zurigo a organizzato la manifestazione Gartencity Zurich 2009 una notte bianca durante la quale la città ha cambiato volto e si è presentata alla mattina tappezzata da 300 enormi vasi con piante di ogni genere ad opera di artisti internazionali.
Non dico di arrivare a tanto ma una notte verde durante la quale accade magicamente qualcosa potrebbe essere fattibile anche da noi.
ci vediamo mercoledi.
ci sono anch'io!
spero di poter collaborare con voi in questa fantastica iniziativa che state portando avanti.
di nuovo...
LaFra'!!
giovedì 18 novembre 2010
Spiegazioni
Provo a spiegare la procedura. Una volta risposto all'invito di iscrizione se non ce l'avete già dovete creare un account di google, poi visualizzate il blog e "entrateci" (in alto a destra cliccare su "entra"). Scrivete indirizzo email e password (che avete scelto facendo il vostro account) e poi dovrebbe comparirvi il vostro profilo con scritto "nuovo post". Cliccando lì si apre la finestra per scrivere il messaggio, inserire foto, video o link.
Inoltre, chi è già iscritto e vuole invitare qualcuno o chi è un semplice lettore e vuole essere invitato deve mandare una mail a noi (info@70m2.it) perchè solo il creatore del blog può dare le autorizzazioni. Questo ovviamente solo per motivi "formali" ed è un limite imposto dal blog (almeno noi non siamo riusciti a fare altrimenti) ma il blog rimane aperto a tutti!
Spero che le mie spiegazioni siano comprensibili.
Lucia
questo è un progetto realizzato a parigi un paio di anni fà....che somiglia al nostro,date un occhiata!furono coinvolti diversi soggetti per lavorare al possibile sviluppo futuro della città
ciao a tutti
Enrico
lunedì 15 novembre 2010
Articolo su Il Tirreno di sabato 13 novembre 2010
venerdì 12 novembre 2010
Poi, ho trovato un articolo della repubblica del 4 ottobre 2010,sul mondo outlet, cioè dei "non luoghi" dei grandi centri commerciali, ecco, c'è una citazione o addirittura un libro del Marmugi che dice "Livornesi: mare, sole e ipercoop..." o qualcosa del genere, che ci conferma la tale mancanza di luoghi aggregativi in qs città tanto da delocalizzare il centro degli incontri o il passatempo per i bambini nel weekend in quei "santuari del superfluo", che sono "clonazione miniaturizzata del mondo-ipermercato sceneggiato" La mia idea di Livorno anni 2060 corre nella direzione opposta di quei non luoghi, è ritrovare come dice l'articolo "il centro della polis, dove si poteva trovare di tutto, dal tempio al mercato, dai rapporti umani ai contatti politici, dove trascorrere il tempo libero, andare a teatro,, godersi lo spettacolo dei prestigiatori e dei ciarlatani, ascoltare i musici di strada-cantastorie..". Non è che possiamo tornare indietro nel tempo, ma è per rendere l'idea di ciò che è perso, e in particolare riferendoci alla nostra città, dovremmo tornare a recuperare la nostra identità.. di pescherecci, mercati, muri sgarrupati, città che si apre ed accoglie tutti, dal carattere molto popolare e legata al mare, allo scambio, al viaggio, al dinamismo..
Per accogliere e facilitare gli incontri occorre un centro e spazio verde quindi via ai seed bombs!
e poi pensavo, per le aree incolte della città, di poter creare anche qualche spazio da coltivare a orto, dove anziani e pensionati e chiunque abbia un pò di tempo possa coltivare frutta e verdura, dove i bambini possano osservare da dove provengono le cose che mangiano e osservare i lombrichi che lavorano e fertilizzano la terra, dove creare un ponte tra passato e futuro...
Facciamo il punto ...
giovedì 4 novembre 2010
mercoledì 3 novembre 2010
tshirt
martedì 2 novembre 2010
Uno spazio ed un'iniziativa interessanti
Curiosando in rete e cercando informazioni sulla Biennale di Architetura (che ho intenzione di visitre lunedì prossimo) ho trovato un'interessante iniziativa collaterale organizzata nello "Spazio thetis". Per chi non lo conosce già inserisco il link: http://www.thetis.it/spazio-thetis/sistemi-gps.html.
Ma soprattutto vorrei segnalre quallo che hanno organizzato proprio in occasione della biennale: http://www.culturenature.it/
In quest’area sono presentati una serie di progetti multidisciplinari che hanno come tema la natura.
Architettura, paesaggio, agricoltura, energie, design, arte, cinema sono i protagonisti di questa manifestazione estesa a dibattiti, conferenze e ad altri incontri. Negli spazi del parco-giardino le opere di architetti e artisti evidenziano gli aspetti del rapporto UOMO-ARCHITETTURA-AMBIENTE nella cultura contemporanea del terzo millennio.
Questa iniziativa mi ha fatto pensare all'idea, emersa negli ultimi incontri, di creare uno spazio "nostro", in un magazzino dismesso o in un piazzale inutilizzato dell'area portuale. Uno spazio dove creare installazioni, organizzare incontri, consentire a creativi di varia provenienza di esprimersi liberamente ... uno spazio dove continuare a lanciare proposte per la città (o in senso più ampio civiltà) del futuro. Forse stiamo sognando ma il fatto che qualcuno altrove ci riesca deve servirci da stimolo per provarci.
Spero, durante il mio viaggio veneziano, di avere il tempo di visitare questo luogo. Vi farò sapere ...
lunedì 1 novembre 2010
Passioni
Gli amori di Gino
Talvolta, quando Gino vedeva la saracinesca arrugginita del fondo ora chiuso del 70m2, ricordava i giorni lieti di tanti anni prima trascorsi con Giessika, la ragazza della sua adolescenza, con cui di frequente si soffermava davanti a quello strano posto. In gioventù non riusciva proprio a capire bene cosa facessero, ma ogni tanto esponevano borse di gomma, tavoli sbertucciati, vestiti di carta, tutti oggetti che Giessika ammirava a lungo dalla vetrina, quando non era chiusa da un misterioso drappo nero, senza avere però il coraggio di entrare.
I due ragazzi si erano conosciuti in Fortezza ad un concerto del gruppo “Latte & i suoi derivati”, scoprendo con reciproco piacere la notevole affinità nell'entusiasmarsi senza ritegno al brano in cui la band si domanda quale possa essere il segreto dell'inossidabilità di Mick Jagger, con l'esilarante performance del vocalist Lillo, che saltella ed ancheggia imitando la mitica rockstar inglese, così diversa da suo padre.
Come tutte le passioni giovanili era stato un amore denso di improvvise litigate ed altrettanto repentine riappacificazioni, grandi progetti e puntigliose ripicche ed era durato per un bel po'. Poi Giessika era andata per un erasmus in Vietnam e lì aveva conosciuto uno studente dell'università di Hanoi, di cui si era presto invaghita, piantando il Gino.
Per un lunghissimo periodo, dopo che Giessika lo aveva lasciato, Gino era rimasto single, salvo brevi avventurette occasionali iniziate e finite nelle consuetudini labroniche di quei tempi: scogli piatti, aperitivo dal nardi, baracchina bianca e nottata al calafuria.
Un giorno, spinto dalla curiosità di assaggiare le gabbrane di cui tutti parlavano, andò al mercato delle verdure di Piazza Cavallotti e mentre stava gustando la dolce specialità delle nostre colline, fra gli affollati banchetti intravide Mariadefilippa, una giovane donna che portava il curioso nome con il quale sua madre, accanita fan di reality televisivi, aveva voluto omaggiare la nota conduttrice tv.
Gino la notò stanca e trafelata al suo banchetto e le offrì un frutto, che lei accettò volentieri. Questi erano i primi giorni del suo praticantato ed era stata una mattinata particolarmente faticosa, tra la confusione del posto e le pressanti richieste dei clienti; apprezzò molto il gesto galante di Gino. Mariadefilippa era un avvocatessa ambulante ed i colleghi più anziani l'avevano avvertita che all'inizio sarebbe stata dura, ma era una necessità: tutti gli avvocati, come del resto gli altri professionisti, ora cominciavano la loro carriera in questo modo.
I primi a svolgere la professione “on the road” erano stati gli architetti. Si erano accorti che se uno faceva a piedi il tratto di strada tra l'Attias ed il Comune, veniva fermato almeno una decina di volte da amici e conoscenti che avevano bisogno di consigli, smarriti tra la complessità delle procedure; non c'era bisogno di fare disegni e tanto meno progetti, ma solo rilasciare pareri verbali. In seguito, anche a causa delle perduranti crisi delle costruzioni, si instaurò l'abitudine di chiedere un piccolo compenso per la consulenza prestata, magari all'inizio una colazione, poi un pranzo ed infine un vero e proprio pagamento in danaro. Nacque così la figura del tecnico che non aveva altro studio se non i marciapiedi delle vie nei paraggi del Comune dove soccorreva all'istante il cittadino confuso di fronte al PIL (il Presunto Inizio Lavori in caso di Intenzione di Attività) o al modulo per la Semplicissima Manutenzione se voleva cambiare le maniglie di casa, oppure in preda all'angoscia di aver commesso un abuso edilizio perchè non aveva steso i panni come prescritto dalle norme per il decoro urbano.
Gli avvocati ed i commercialisti ambulanti preferivano invece installare postazioni fisse nei paraggi delle zone più popolose; tutti i più illustri studi mandavano gli avventizi a fare la gavetta al mercato, in Piazza Garibaldi o sotto i portici di Via Grande. Erano talmente numerose ed ingarbugliate le norme, le prescrizioni, gli adempimenti, anche per le cose quotidiane più banali, che era necessario tenere del personale direttamente in mezzo alla gente, che desse un primo immediato soccorso alle travagliate popolazioni per risolvere i problemi spicci più urgenti. Bastava un piccolo banco dove appoggiare un portatile, qualche codice procedurale ed un registratore di cassa per fare lo scontrino. C'era sempre una gran ressa davanti a questi banchetti: un regolamento di condominio da interpretare, una scadenze fiscale dell'ultim'ora, una multa da contestare ed i poveri professionisti arrivavano a fine giornata stremati. Per fortuna dopo qualche tempo venivano richiamati in studio per svolgere mansioni più importanti. Molti però preferivano continuare l'attività ambulante ed esistevano importanti studi legali o di fiscalisti che svolgevano la loro professione esclusivamente attraverso decine di banchetti sparsi per la città, producendo fatturati altissimi.
Gino e Mariadefilippa si fidanzarono. Lui a metà mattinata andava sempre a trovarla alla bancarella per portale un pensiero gentile: un mazzetto di fiori, qualche pasticcino, un piccolo monile e questi gesti quotidiani, spontanei ed affettuosi, facevano parte della loro routine amorosa. Un giorno però Gino con stupore non trovò più la sua ragazza tra i banchi di cavolfiore e mele golden: il capo aveva stabilito che il praticantato era finito ed ora doveva lavorare in studio. Toglierla dalla strada fu la fine della loro storia: lei sempre più in ufficio fino a tardi, lui sempre più in viaggio alla ricerca di file... non si vedevano mai. L'amore svanì ed alla fine si lasciarono.
Gino sentì la sua mancanza per un po' ed i primi tempi quando tornava da quelle parti sperava di rivedere dietro una cesta di insalata od una cassetta di zucchine la sua bella, che magari il capo aveva nuovamente declassata tra i banchetti. Ma questo era impossibile: Mariadefilippa era molto brava, fece una rapida carriera e diventò la consulente legale di una multinazionale di import-export di frutta e verdura.
A consolarlo ci provò Oracla. Lei era un'educatrice di bamboccioni, come venivano definiti a quei tempi i giovanotti saldamente accasati nella dimora dei genitori, nonstante l'età più che matura. Già dalla fine degli anni 10 i governanti avevano cominciato a prendere sul serio il fenomeno tipicamente italiano dei ragazzi che non ne volevano sapere di staccarsi dalla casa di mamma e papà: furono proposte varie iniziative (qualche ministro un po' più focoso voleva addirittura mandarli a prendere dai carabinieri), come incentivi sull'affitto e buoni spesa, e vennero anche organizzati dei seminari educativi per convincere gli ultratrentenni ad andare a vivere per conto proprio.
Oracla insegnava in uno di questi corsi; esponeva alla scettica platea la necessità dell'indipendenza economica dai genitori, i vantaggi di una vita del tutto autonoma e prediceva agli incalliti bambocci un futuro più gratificante se fossero riusciti ad autoaffermarsi. Gino la conobbe all'uscita di uno di questi simposi, a cui partecipava un comune amico. Cominciarono a frequentarsi e col tempo l'amicizia si trasformò in amore. Ma fu un'unione molto burrascosa. Il problema stava nel fatto che Gino stesso era il più autentico dei bamboccioni e non ci pensava nemmeno lontanamente a cambiare la sua condizione. Lui stava di molto bene in casa dei suoi in piazza Magenta, con la sua cameretta, il suo pc, facebook, sky, il suvvino. ... tutto già lavato e stirato, cucinato e apparecchiato... cosa si poteva desiderare di meglio dalla vita!?!
Con Oracla non poteva durare e non durò.
Eppure Gino al matrimonio una volta ci era andato assai vicino. Era successo con l'affascinante Jobsa, una saudita sbarcata a Livorno con un gruppo di investitori al seguito di un ricchissimo sceicco del Dubai interessato alle ubertose tenute maremmane per impiantarvi la coltivazione della palma da dattero.
Per caso Gino incrociò gli ospiti levantini mentre brancolavano, con i navigatori pedonali impazziti, alla ricerca del ristorante La Barcarola dove volevano andare ad assaggiare il cacciucco. Gino, che aveva subito adocchiato l'esotica signora, si offrì di accompagnarli fino all'uscio del locale, spiegando loro che con la nuova moda di modificare continuamente i nomi delle strade con quelli dei divi dello spettacolo, i software delle mappe non erano mai aggiornati; per ricambiarlo della gentilezza Jobsa lo invitò a restare a cena con loro.
Fu per entrambi un colpo di fulmine e si innamorarono perdutamente. Quando lei gli chiese se voleva seguirla nel suo paese, lui non se lo fece dire due volte. Durante il romantico viaggio di ritorno sullo splendido veliero tutto bianco dello sceicco cominciarono a parlare di nozze, ma l'arrivo al fiabesco palazzo di Jobsa fu per Gino un vero trauma: avrebbe fatto parte di un harem!
Gino per la verità non aveva mai seguito molto le vicende di quei lontani paesi: non si era accorto del grande processo di emancipazione femminile che finalmente aveva toccato anche quelle terre. Le donne di lì, ora con gli stessi diritti dei maschi, erano libere di fare quello che gli uomini avevano fatto per millenni e, se volevano, potevano anche loro mettere su un harem di mariti!
Quando Gino lo venne a sapere si terrorizzò: nella sua mente era radicato lo stereotipo di un luogo di prigionia, guardato a vista dagli eunuchi … in questo caso da nerborute amazzoni, dove avrebbe finito i suoi giorni come schiavo della crudele califfa. Le cose non stavano affatto così, anzi gli uomini dell'harem godevano della massima libertà, di solito mantenuti dalla ricca moglie, dedicandosi prevalentemente ai loro hobbies e divertimenti, alla cura della loro persona, all'abbigliamento... una vita da pascià.
Ma Gino proprio non se la sentì e Jobsa, anche se addolorata, lo lasciò partire. Il rammarico fu notevole anche da parte dei suoi numerosi mariti, che già avevano avuto modo di apprezzare le qualità di giocatore di calcetto di Gino (l'esperienza di decenni di gabbionate sui Fiume si notava subito). Sarebbe stato un ottimo elemento per il torneo delle squadre degli harem, competizione cominciata anni addietro come passatempo degli annoiati concubini, ma poi, con il riconoscimento dalla Lega Calcistica Araba, divenuto il campionato più popolare nei paesi del Golfo. I giocatori degli harem laggiù erano assai famosi, sempre in tv e nei videoclips ed i più forti contesi a suon di milioni. Il loro trasferimento da un harem all'altro era il migliore degli affari per quelle abili matrone: con un colpo solo centravanti e marito nuovi!
Ora Gino stava la russa conosciuta a Форте дей Марми. Era una donna molto bella: aveva occhi azzurri come lo sfondo del desktop di un Mac ed i capelli neri come la scocca di un Blackberry. Si chiamava Billgàtova ed aveva un gran passione per i pc e la fotografia. Facevano insieme lunghe escursioni in mongolfiera, l'aeromobile adesso più in uso e lei scattava bellissime immagini dall'alto del nostro paese. Di recente erano andati a sorvolare le zone desertificate del meridione d'Italia, dove l'inaridimento del territorio per la grande calura aveva sconvolto il paesaggio di quei luoghi, rendendoli assai simile ai posti che Gino in gioventù ricordava di aver visto solo nelle immagini dell'Africa Sahariana.
Billgàtova era alquanto più giovane, ma questo non era un problema per Gino, che aveva approfittato delle opzioni offerte dal D.R.E.N., l'ultima novità escogitata dai governanti per risolvere i problemi del pensionamento.
Tutte le volte che veniva spostato il limite dell'età minima per ritirarsi dal lavoro, si creava sempre un grosso malcontento tra i lavoratori, con manifestazioni, scioperi, occupazioni. Un oscuro funzionario dell'Inps di Montecatini ebbe un'idea stupefacente: anziché aumentare quel limite, perchè non diminuire l'età della gente?
Ed ecco il D.R.E.N.: Decreto per la Riduzione dell'Età Naturale. Bastava fare una domanda in carta bollata alla Prefettura con la richiesta della nuova data di nascita, allegare una foto e qualche certificato e, dopo una veloce istruttoria di un'apposita commissione, si veniva ringiovaniti con 5, 10, 15 anni di meno regolarmente trascritti sui tutti i documenti anagrafici: in poche settimane una rinfrescata di svariati anni! L'unica condizione per ottenere un “drenaggio” dell'età era quello di essere ancora in attività. I funzionari addetti alla riduzione dell'età non andavano tanto per il sottile: il loro scopo era quello di tenere la gente in età lavorativa il più possibile; se uno decideva di togliersi 15 anni, avrebbe lavorato 15 anni di più prima di arrivare all'età di pensione. I vantaggi per gli istituti previdenziali furono enormi; si ritrovano con centinaia di migliaia di lavoratori che spontaneamente continuarono a lavorare e pagare contributi per qualche decennio in più, con un crollo verticale delle domande di pensionamento.
L'improbabile trucco ebbe un successo strepitoso; per la verità tutti, con il dilagare di beauty farms, spa, centri fitness, diete, palestre, portavano assai bene gli anni: alla gente non parve vero di poter ritornare all'età più giovanile che effettivamente dimostravano. Chi poteva obiettare qualcosa ad una bella signora quarantacinquenne che dimostrandone, a suo dire, appena trenta, si era fatta “drenare” dallo Stato una quindicina di anni?
E poi questo ringiovanimento collettivo della popolazione portò una ventata di ottimismo, di creatività, di voglia di fare, con grandi benefici sociali ed economici per ogni settore dell'intero paese.
Gino dunque era un drenato e non aveva alcun problema ad accompagnarsi con una ragazza della sua stessa età (anche se di qualche lustro più giovane).
Tutte le volte che guardava la sua nuova Carta di Identità Gino non poteva fare a meno di ripetersi: “.... tutto mi sarei aspettato dalle meraviglie del futuro, ma mai la strabiliante macchina del tempo che mi ha fatto tornare indietro di una dozzina di anni!..”