Pensieri, idee, riflessioni, visioni e progetti sulla Livorno del 2060 di un gruppo di architetti e artisti livornesi (e non solo).

sabato 26 novembre 2011

SUONI DELLA CITTA'

Salve a tutti,
penso di aver trovato il modo di realizzare la mia idea di registrare i suoni della città, quindi vi chiedo di aggiungere il mio progetto che sarà molto semplice.
Si tratta di un'applicazione hi phone che permette di registrare i suoni e scattare le foto dei vari luoghi, che si può scaricare gratuitamente.
Io ci provo.
Simona

mercoledì 21 settembre 2011

ciaooooo

http://tv.repubblica.it/tecno-e-scienze/singapore-il-parco-con-gli-alberi-hi-tech/76432/74797?ref=HREV-3

martedì 31 maggio 2011

GRUPPO FOSSI C'é

ieri sera il gruppo fossi si è delineato...in barrocciaia...
vediamoci presto per capire come proseguire un cammino condiviso

un saluto a tutti e b lavoro/divertimento!!!!!!!!!
FACCIAMO INDIGNARE QUALCUNO CON QUESTA LIVORNO 2060!!!!!

lunedì 4 aprile 2011



Ecco l'articolo scritto da Alessandra Poggianti, uscito su Il Tirreno di sabato 2 aprile, che parla della nostra prima azione (che si è svolta giovedì 31 marzo), riguardante le così dette seed bombs. In realtà "niente bombe, niente lanci, ma solo semi piantati durante una passeggiata collettiva" (come scrive alessandra stessa). Durante la nostra passeggiata abbiamo fatto molte foto ed un filmato che opportunamente rielaborate serviranno come materiale da esporre nella mostra di agosto.

domenica 27 marzo 2011

I miei target per le seed B nel Pentagono

Questi gli obiettivi che consiglio per il pentagono. Molti sono su asfalto quindi saranno solo simbolici ma, credo, ancor più importanti delle semine reali.

venerdì 25 marzo 2011

RIASSUNTO DELLA RIUNIONE DEL 24 MARZO 2011

Ieri, durante l'incontro alla galleria michon, sono state stabilite le tappe per la concretizzazione dell' idea delle "seed bombs".
Avremmo deciso che più che lanciare bombe di semi in aree verdi degradate potremmo procedere ad una "semina" simbolica (di ghiande) in alcune aree degradate o carenti di verde della città. Lo scopo non è nè quello di attirare l'attenzione nè di riuscire a far veramente germogliare i nostri semi (certo se questo avvenisse sarebbe bello....) ma di documentare (con foto, filmati) la nostra azione. Il materiale raccolto sarà utilizzato principalmente come documentazione nella mostra che stiamo organizzando per agosto.
Ecco, in sintesi, quali sono le fasi operative che abbiamo concordato:
- Giovedì 31 alle ore 18.00 ci troveremo in piazza del luogo pio (a meno che non diluvi)
- Ognuno deve pensare ad un luogo, facilmente raggiungibile a piedi o in bici, dove vorrebbe agire (più o meno all'interno del pentagono)
- Sceglieremo e segneremo su una pianta i luoghi che ci sembrano più adatti e partiremo per agire (se ci riusciamo tutti insieme se no a gruppi).
- Faremo foto e filmati (portate macchine fotografiche e telecamere) e lasceremo in ogni luogo qualche seme e un adesivo con il logo ideato da giulia bernini.
- Venerdì sceglieremo ed elaboreremo alcune foto da mandare ad alessandra poggianti che scriverà un articolo da pubblicare su il tirreno in tempi brevi.
- Con più calma ognuno ritoccherà una foto per ogni luogo (con la tecnica e lo stile che preferisce) e prepareremo gli elaborati (fotografici e filmati) da esporre ad agosto.

venerdì 25 febbraio 2011

Aggiornamento per Effetto Venezia 2011

Scrivo a tutti per aggiornarvi sulla possibilità di rientrare nel programma di Effetto Venezia 2011 con la nostra mostra e relativa ricerca di location.
Premesso che il Comune, ad oggi, non ha nemmeno un euro per la manifestazione noi perseguitiamo la nostra causa...tanto qualcosa prima o poi troveranno!!!!!
Io ho personalmente parlato con Paolo Demi (responsabile per il comune di Effatto Venezia) il quale mi ha detto che potremo tranquillamente entrare nel programma della manifestazione, visto il nostro progetto assolutamente interessante. Per quanto riguarda una eventule location gratuita(mi parlava solo dei Bottini dellOlio) mi ha consigliato di parlarne con l'assessore Bernardo.
Rigurado a questa cosa, invece, Enrico si è informato per essere ospitati nella chiesa sconsacrata in p.zza del Logo Pio. La location è molto più interessante dei Bottini dell'Olio , almeno secondo me, e dobbiamo preparare un documento in cui spieghiamo chi siamo e cosa vorremo esporre.
Questo per ora è tutto, al prossimo incontro ne parleremo.....ciao a tutti.

giovedì 10 febbraio 2011

Da Antignano a Piazza della Repubblica: ipotizzando (o sognando) la Livorno del 2060

La nostra proposta parte da un'idea iniziale di scegliere un itinerario da percorrere con mezzi diversi (a piedi, in bici, su mezzi privati o pubblici) e lungo il quale trovare spazi e situazioni di vario genere con l'intento semplicemente di “osservare” cosa sta succedendo. La parola osservare implicherebbe una certa estraneità ai fatti. Osservando vedo cose che posso più o meno apprezzare senza sentirmi necessariamente coinvolto o responsabile. Questo per dire che nella nostra visione vorremmo lasciare spazio sia a ciò che prevediamo sia a ciò che desideriamo (la differenza tra il futuro che vorremmo che fosse e quello che prevediamo che sia ci è stata chiara sin dall'inizio di questo percorso). Il nostro percorso, da definire (il titolo è provvisorio), interesserà principalmente aree e spazi pubblici (vuoti e pieni) dove potremo avere vari flash sulla vita sociale, sulla mobilità, sull'utilizzo del bene comune ma anche sulle conseguenze delle iniziative private, dall'edilizia in aree private agli atteggiamenti apparentemente “precari” ma che più o meno profondamente modificano non solo l'estetica della città.
Siamo ancora alla fase embrionale del nostro progetto e volendo conciliare le proposte di tre “teste” (non riusciamo a non lavorare in gruppo!) probabilmente dovremmo lavorare sulla concretezza.
Il risultato che al momento immaginiamo è un filmato dove flash e visioni si susseguono e mostrano il “viaggio” lungo il percorso prescelto. Vorremmo che le immagini fossero accompagnate da rumori, suoni e parole che aiutino a descrivere quello che vediamo. Non vorremmo fare alcun progetto lungo il percorso ma quello che faremo vedere sarà sicuramente condizionato dalla nostra volontà (o deformazione professionale) di modificare gli spazi e di conseguenza i comportamenti (collettivi) delle persone.
Per il momento siamo 3 architetti e pur non precludendo di aggregarsi ad altri colleghi, vorremmo coinvolgere almeno un artista, un esperto video ed un musicista (o tecnico audio) che siano interessati a raccontare con noi questo percorso.

Lucia, Marta e Marco

martedì 8 febbraio 2011

Riflessioni sul nostro progetto

Ciao ragazzi , siamo Laura e Leonardo abbiamo partecipato all'ultimo incontro però per motivi di lavoro non ce la facciamo ad esserci Giovedì 10.

Abbiamo nel frattempo cercato di ragionare sul concetto che avevamo accennato l'altra volta durante il nostro primo incontro con Livorno 2060 ossia la questione relativa alla deturpazione del patrimonio architettonico ed artistico della città attraverso le scritte sui muri e non solo. In merito alla voglia di evidenziare una questione che riguarda a mio avviso in modo notevole l'educazione al rispetto del patrimonio comune della città e dei suoi abitanti abbiamo pensato che poteva essere interessante sviluppare un concetto di abitazioni e di edilizia diversa ipotizzando nel 2060 un concetto di abitazioni non più in muratura ma tendaggi.

Abbiamo quindi pensato come questa tendenza all'ignorare il patrimonio pubblico si svilupperà in futuro. Ovviamente la via migliore sarebbe quella di insegnare l'educazione civica nel periodo scolastico ma non è mai avvenuto e credo mai succederà.


Quindi nell'ipotesi che l'utilizzo di scritte sui muri diventi una abitudine per qualsiasi futile motivo (già adesso l'80% delle scritte sono fra innamorati o tifosi di calcio) abbiamo ipotizzato una città che accetta questo nuovo metodo di comunicazione anzi lo estende e incorpora.


Nel 2060 la comunicazione attraverso le pareti degli edifici sarà comune e utilizzata da tutti, anche dagli enti stessi, questo avverrà attraverso nuove tipologie di pareti, la tendenza consumistica porterà a realizzare delle pareti con una breve emivita, di tessuto che avvolgeranno tutti gli edifici, questi tessuti saranno veri e propri luoghi dove scrivere e comunicare, salvo poi vedere sparire tutto per il cambio di abito degli edifici.

È possibile anche che sia la tecnologia ad andare incontro a certe esigenze e quindi potremmo ipotizzare che questi tessuti siano tecnologici e capaci di comunicare con dei LED all'interno.

Vere e proprie opere illumineranno gli edifici, basterà un computer o un cellulare per inviare messaggi che tutti potranno leggere su queste nuove bacheche nella città.

Ci piacerebbe portare avanti questo concetto se poi ci sono temi più grandi da sviluppare nei gruppi ci piaceva dare un contributo al tema del porto.


Ciao

Laura


Cosa significa " FARE"
Intervista a Renzo Piano durante la trasmissione "VIENI VIA CON ME" di F. Fazio
 
Renzo Piano legge la sua lista del Fare:
"Fare" costruire sono la più antica scommessa dell’uomo insieme a scoprire, navigare e coltivare i campi, è un nobile mestiere quello dell’architetto , se fatto bene!……….
 
"Fare bene" :
per fare bene bisogna capire e ascoltare ……..è un’arte difficile e complessa quella dell’ascolto, perché quelli che hanno più cose da dire sono discreti e sottili. Ascoltare non è obbedire ascoltare non è trovare compromessi, ascoltare è cercare di capire, quindi cercare di fare progetti migliori.
"Fare per gli altri ":
si diceva una volta fare il bene comune. Bisogna sempre ricordare che fare Architettura significa costruire edifici per la gente, università, sale per concerti, scuole e musei.
Tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento .
Sono luoghi per stare insieme , luoghi di cultura di arte,……….. l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta.
"Fare con attenzione":
la terra ha scoperto e ci ha ormai avvisato , la propria fragilità.
Per questo non credo nell’energia nucleare, ma credo fermamente nell’energia rinnovabile, l’Italia non ha giacimenti di uranio ha molto sole e tanto vento.
"Fare bellezza":
la bellezza è imprendibile , se allunghi la mano ti scappa, ma se la definisci come facevano i greci con il bello e il buono che stanno insieme allora tutto diventa possibile.
Quindi la bellezza e l’utilità messe insieme vincono il formalismo e l’accademia.
"Fare silenzio" :
costruire emozioni ,talvolta l’architettura cerca il silenzio ed il vuoto in cui la nostra coscienza si possa ritrovare.
Il silenzio è come il buio, bisogna avere il coraggio di guardarlo, poi piano piano, si cominciano a vedere il profilo delle cose, quindi l’architettura è anche l’arte di creare i luoghi per il silenzio, per la meditazione.
"Lasciar fare":
bisogna lasciare fare ai giovani . Bisogna sapersi mettere da parte, c’è bisogno di valorizzare i giovani, bisogna che la politica faccia concorsi……… ci sono tantissimi giovani talenti che non hanno niente da fare, oggi in Italia un architetto prima di cinquanta anni ha poche possibilità.
C’è un’intera generazione che è stata tradita ………… La politica teme il talento perché il talento ti regala la libertà e la forza di ribellarti.

Domanda di Fazio : " QUINDI ANDARE VIA O RESTARE ? "
Risposta di R. Piano : Andare per poi tornare , i giovani devono andare via per curiosità non per disperazione.
Andare via per capire il resto del mondo e per capire se stessi, c’è un’italianità in ognuno di noi, che non è quella dell’orgoglio nazionale, noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante , il gigante è la cultura antica che ci ha regalato una straordinaria e invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose, articolare i ragionamenti , tessere insieme arte e scienza e questo è un capitale enorme, e per questo capitale c’è sempre posto a tavola per tutto il resto del mondo.

Renzo Piano

domenica 30 gennaio 2011

parlando dei pieni...

carlo rinaldi

2060


La dinamica della crescita e della modifica della citta e le sue ragioni.

Nella seconda meta del 900 le dinamiche della citta sono profondamente cambiate. La facilità di spostamento e la modifica della struttura familiare ed anche la profonda modifica del lavoro e dei rapporti interpersonali ha fatto venire meno il senso di appartenenza al borgo o al quartiere. La casa e il luogo di residenza vengono scelti per ragioni del tutto diverse.
Il modo di costruire è stato rivoluzionato l' energia disponibile ed a basso costo consente di costruire edifici nuovi con uno sforzo ed un tempo inferiore rispetto al passato.
Negli ultimi 30 anni poi si è cominciato a dare anche per legge requisiti superiori ai nuovi edifici e non solo dal punto di vista igienico ed edilizio, al primo posto la sicurezza antisismica per le zone a rischio come livorno, la coibentazione termica, i requisiti acustici, le energie alternative ed il rispetto della salute e dell'ambiente anche attraverso i materiali utilizzati, la architettura bioclimatica, tutti valori praticamente preclusi all'esistente.
In aggiunta a questo anche i requisiti funzionali e distributivi sono profondamente cambiati , all'interno delle case ed all'esterno.
Internamente le esigenze sono completamente e radicalmente cambiate.
La automobile rende necessario tutta una diversa forma e collocazione urbanistica delle strade e degli edifici.
La nuova costruzione è talmente efficace nel suo modo di essere realizzata che comunque costa meno di una ristrutturazione integrale e che in ogni caso non riuscirà a dotare l'edificio degli stessi requisiti.
A questo punto il " desiderio" di tanti si orienta naturalmente verso le aree libere consumando il territorio esterno alla città.
E un processo naturale dove non ci sono buoni o cattivi è lo stato delle cose contro cui nessun regolamento o legge riesce a funzionare a lungo, del resto la comunità tende a darsi regole che risolvano i problemi nel breve periodo senza una vera lungimiranza.
Semplificando questo meccanismo la città tende a crescere come una spugna o un corallo, la parte viva è quella nuova ed esterna, al centro invece progressivamente muore e lascia dietro di se uno scheletro vuoto e non più utilizzabile.
Questo meccanismo in passato era contrastato dalla presenza al centro della città dei servizi essenziali, ospedale, comune,banche, scuole, poste , e soprattutto negozi, inoltre come detto fino a circa 30 anni fa i requisiti prestazionali come quello antisismico o termico erano meno sentiti.
Internet ed il nuovo modo di vivere rende e renderà sempre meno necessario vivere in prossimità di uffici banche etc, i centri commerciali stanno fagocitando i negozi tradizionali e preferiscono stare all'esterno della città se non altro per lo loro dimensione per la logistica e per i parcheggi necessari.
Ci stiamo avviando in definitiva senza rendercene conto verso una città senza centro una città ad anello con al suo interno una zona sempre più degradata.
A Livorno questo aspetto è molto accentuato anche dalla sua posizione in quanto tradizionalmente le zone di maggior pregio sono all'esterno della città avendo una alta qualità del territorio e del paesaggio verso sud lungo la costa e verso montenero, ed avendo subito la completa distruzione del centro storico e di quasi tutti gli edifici di valore architettonico nella ultima guerra.
Che ce ne rendiamo conto o no abbiamo un problema.

SOLUZIONI , UTOPIE

E necessario porre fine a questa crescita centrifuga infinita.
Però il recupero del centro è ad oggi del tutto impossibile, il caso dell'Aquila ci insegna che neanche con un terremoto è facile ricostruire una città.
I problemi sono numerosi e complicati.
La proprietà degli immobili è frazionata ed il diritto moderno non prevede particolari obblighi se non la manutenzione esterna dei fabbricati o la messa a norma degli impianti.
I costi sono superiori a quelli della nuova costruzione.
I tracciati stradali non sono adatti all'uso dell'auto
Gli spazi verdi sono rari e mal disposti.
Tali problematiche non possono che essere risolte nel lunghissimo periodo.

Dobbiamo intanto cominciare a vedere l'edificio come uno strumento dotato di una sua vita determinata nel momento della sua ideazione.
La sua gestione dovrebbe prevedere la sua manutenzione e la sua demolizione o sostituzione.
Il tutto potrebbe avvenire grazie ad uno strumento finanziario di accumulo di una porzione della rendita che il fabbricato genera durante la sua esistenza quindi in 30,50,100, 200,300 anni.
Ovviamente questo sottintende una visione multigenerazionale della gestione dell'edificio , come succede nella realtà ma in modo consapevole e responsabile.
Al termine della sua vita il fabbricato si dovrebbe trovare una specie di libretto di risparmio che ne consenta la ricostruzione o se il fabbricato non più necessario il compenso economico pari al suo costo di ricostruzione per il volume restituito alla città.
In questo modo si potrebbe ridisegnare la città, molto gradualmente certo, e distribuire meglio il verde e la viabilità del futuro al suo interno.
Si tratterebbe di studiare uno strumento finanziario adatto e questo potrebbe essere un progetto per livorno 2060.
La presa di coscienza della responsabilità insita nella proprietà immobiliare, la comprensione del valore del territorio e del paesaggio, la necessità di non creare disagio sociale nel centro storico, la percezione della importanza della qualità degli edifici sulla qualità della vita dovrebbe convincere molti a partecipare a questa forma di accumulo economico per le generazioni future.
Già all'inizio magari con incentivi pubblici si potrebbe far partire fin da subito alcune importanti sostituzioni degli edifici a maggior degrado.
Penso che il 90% 95%degli edifici del centro non sia antisismico e non parlo neanche del terribile comportamento energetico e in definitiva della pessima qualità generale di tutto il costruito.
Ovviamente tutto questo non impedirebbe di conservare dove necessario l'immagine della città storica, Parigi Barcellona etc. insegnano.
Per quanto riguarda la scarsa predisposizione del centro urbano così come disegnato all'uso dell'auto penso anche io che invece di modificare la città in futuro dovremmo abbandonare l'auto tornando a metodi di trasporto più semplici e leggeri, meno alienanti, e questo prima di tutto per la nostra salute fisica e mentale.
La città potrebbe diventare diversa da quella attuale e da quella del passato , io la vedo come un tessuto omogeneo e vivo senza centri o periferie ma tutta egualmente ricca di verde, di servizi, di vita....!

Non affermare più un concetto feudale dove dal palazzo si degradava alle baracche dei poveri fuori le mura, o al suo contrappasso moderno, ridotta cioè ad un ring periferico, privo di identità e pieno solo di anonime strutture commerciali, sempre le stesse ovunque nel mondo, e ad un centro in preda al completo degrado morfologico e sociale, ma invece tendere verso una città tutta città, tutta bella e funzionale , tutta perfettamente viva.


sabato 29 gennaio 2011

Il mio Progetto

Fin da subito ci siamo detti che saremo stati liberi di scegliere di immaginare il futuro della città: come vorremo che fosse oppure come pensiamo che sarà. In questo progetto le due visioni, quasi, coincidono.

Questo, probabilmente poco comprensibile, ottimismo, genera il paradosso di rendere inutile tanta fatica: perché sprecare tempo in cerebrali e macchinosi slanci progettuali se già si sa quale sarà il risultato?

Supponenza da vate, ansia di essere sempre originali o tentativo di buttare tutto in caciara per sottrarsi ad un impegno preso di fronte agli altri?

In tutta onestà c’è un po' di tutto questo nella risposta. In fondo se non avessi letto Gino 2060 avrei forse provato, con più scarsi risultati , a scrivere un racconto, con l’ambizione che fosse divertente come quello del nostro misterioso autore, ambientato a Livorno tra cinquanta anni. Quindi questo è una sorta di piano B.

La città è il nostro modo di stare insieme e la sua storia ed evoluzione coincidono con la nostra. A dimostrazione di questo, banalmente, ci sono i tratti comuni tra le città di tutto il mondo che sembrano certificare la nostra appartenenza al medesimo pianeta ed alla medesima razza. Le differenze culturali, religiose, politiche, economiche , climatiche, geografiche e dimensionali non fanno che creare variazioni del medesimo tema.

Le città, secondo me, hanno un destino comune e livorno tra cinquanta anni somiglierà alle altre più di quanto non lo sia adesso.

La lettura di Livorno ci restituisce una immagine sconsolante nella quale si mescolano pregi e virtù del nostro vivere contemporaneo, certo comuni a tante urbanità, ma qui dotate di una riconoscibile e speciale cifra, figlia di quella che amiamo chiamare livornesità e che troppo spesso riesce a far rima con cialtroneria. Non staremo qui a fare il triste ed inutile elenco di volgarità, prepotenze, vacuità, incompetenze che la nostra comunità è riuscita ad imprimere nei suoi mattoni, nelle sue strade e sopra e davanti al suo mare. Preferisco invece far notare che si percepiscono visibili germi di buone intenzioni che noi dobbiamo aver cura di annaffiare.

Questo progetto è quindi un lavoro di giardinaggio: annaffieremo e concimeremo questi germogli.

Il tema che vorrei sviluppare è quello della mobilità, o meglio: quello della qualità urbana e dell’architettura visto attraverso le lenti del muoversi.

Fino ad oggi migliorare la mobilità ha significato migliorare le infrastrutture per la medesima. Ci diciamo che servono strade, che servono, parcheggi, che servono linee di tram, che servono auto elettriche, che servono ciclabili..........Queste infrastrutture hanno un peso, un costo ed un impatto sullo spazio urbano diverso tra loro ma io le metto insieme perchè quello che mi interessa è spostare il punto di vista: migliorare la mobilità con il nostro pensiero e la nostra intelligenza. Che questo sia un vantaggio per una comunità e per la qualità dello spazio urbano è un evidenza che non necessita di spiegazioni.

Il mio computer più veloce è stato un pentium prima generazione che girava con vecchie, asciutte e funzionali versioni del sistema operativo e dei programmi. Pur con una potenza di calcolo ridotta, con periferiche modestissime rispetto ad oggi, con un hardware poco sviluppato potremmo dire, il sistema nell'insieme volava via veloce e mi aiutava nel lavoro più di quanto non possa fare un sistema attuale. La ragione sta nell'uso intelligente del software: inutile utilizzare programmi baroccamente complessi e pieni di inutili gadget, che hanno come unico risultato quello di necessitare di grandi processori, memorie ed energia, quando con un programma più “asciutto” si ottiene un risultato migliore, più veloce e che, soprattutto, richiede potenze di calcolo minori.

In questo lavoro vorrei dimostrare quanto sia importante la scelta del “software” nel governare “l'hardware” urbano. Per limitare il campo di studio e di ricerca e concretizzare i risultati , desidero, come detto, concentrare l'attenzione sull'aspetto che, secondo me, più degli altri è responsabile della qualità urbana: come ci muoviamo.

In tutte le visioni di città futura, anche le più recenti, il muoversi è tecnologia, è hardware: treni a levitazione magnetica, auto elettriche, monopattini nucleari, biciclette all'idrogeno...teletrasporto..In questa visione 3d, che osservo indossando gli specifici occhialetti, manca la dimensione del tempo. Abbasso lo sguardo, perchè queste visioni, nella migliore tradizione cinematrografica, avvengono tutte tra i 100 e i 500 mt da terra, e noto che la città è ancora la sotto e che il taxi automatico all'idrogeno, che mi sta trasportando in questa onirica visione del futuro, non mi ha fatto fare più di un km... ma non potevo andare a piedi?.

Nella società delle informazioni e del primato della comunicazione, nella quale siamo appena entrati e nella quel saremo più che immersi tra 50anni, non sarà l'auto a idrogeno a dominare.

Proprio dal colosso dell'informazione e della comunicazione, Google, viene un esempio di buon utilizzo di software dentro uno sgangherato hardware (il sistema di trasporto pubblico): Googletransit. (http://maps.google.it/intl/it/landing/transit/#dmy) questo servizio, gratuito, ci consente di raggiungere la destinazione scelta utilizzando nel modo migliore i treni, i bus e le nostre scarpe. Provatelo.

Teniamo presente che è solo un caso che questo “software” sia un vero e proprio “programma” che gira in rete. Quello che io intendo forse lo avrei meglio espresso utilizzando l'espressione “buon senso”, ma il paragone con la logica digitale è troppo calzante ed efficace . Mi dilungo quindi ancora un poco nel tentativo di spiegarmi meglio, per poi passare ad una veloce descrizione operativa del progetto.

Problema di mobilità:

Un pianificatore del 2060 deve progettare lo spostarsi dei cittadini attraverso una distanza pari a 1 Km, l'orografia è pianeggiante, la temperatura media è 15°, vento o pioggia intensi probabili al 10%.

Soluzione 1: costruzione di una sezione stradale occupata, nelle due direzioni, da: corsia auto private (elettriche) ai lati, corsia tram pubblico elettrico centrale , marciapiedi e ciclabili laterali, tanti alberi e metropolitana pubblica e traffico privato di attraversamento veloce nel sottosuolo

Soluzione 2: la sostenibilità, soprattutto economica, dell'intervento consigliano una più sobria sezione stradale e si tolgono le opere in sottosuolo.

Soluzione 3: La sempre più forte componente ecologista della comunità spinge all'eliminazione delle auto private ed esige l'istallazione sul percorso di 3 stazioni di car-sharing all'idrogeno.

Soluzione 4: La ormai potente lobby dei ciclisti spinge per l'eliminazione della rotaia (pericolosa per le due ruote) e non vuol sentir parlare di stazioni di car-sharing all'idrogeno che pregiudicano la realizzazione della, secondo loro indispensabile , ciclovia a 6 corsie.

Soluzione 5: la lobby degli artisti e degli architetti (che da almeno due decenni è unita per farsi coraggio) pensa che si potrebbe sopraelevare il tutto per avere un parco sopra e tutto questo movimento sotto.

Soluzione 6: La lobby dei commercianti, da sempre la più potente nelle comunità urbane, propone invece di trasformare la strada in enorme mall commerciale: ogni passante, in auto, in bici e a piedi (non vogliono sentir parlare di mezzi pubblici) potrà godere dei vari ologrammi dei prodotti, provarsi i vestiti a bordo del proprio mezzo e, senza rallentare, grazie al body scanner ad inseguimento (invenzione attribuita proprio a un italiano, un certo gino2060) pagare al volo grazie al microchip che ciascuno ha impiantato sotto pelle. In cambio si fanno carico delle risorse economiche necessarie a costruire l'infrastruttura.

Soluzione 7: la lobby dei pensatori indipendenti, una temibile e numerosa congrega carbonara che si riunisce presso tutti i bar e gli aperitifici del paese, formando una estesa e capillare rete, un vero e proprio social-network, sostiene: “non c'è alcun bisogno di muoversi: state a casa o , al limite, al bar”.

Soluzione 8: Il pianificatore, sentite tutte le campane attraverso un raffinatissimo sistema digitale di partecipazione democratica, raggiunge un raffinato e formidabile compromesso accontentando (o scontentando) tutti in eguale misura. La sezione stradale sarà così composta: nei primi 200m una stazione di car sharing all'idrogeno occuperà il centro mentre il sistema pubblico sarà passato nel sottosuolo per riemergere successivamente. Le biciclette ritroveranno maggior spazio dopo questi primi metri occupando quasi completamente la carreggiata ma dovranno adattarsi a passare, insieme alle auto elettriche, attraverso la stazione commerciale automatica lunga 500 m. Dopo questi primi 700m riemerge il tram che trova una fermata ad attenderlo. I pedoni sono disimpegnati da un complesso sistema di marciapiedi mobili, disegnati dagli artisti-architetti, che ricorda un certo, dicono loro, pipesi..piresi, pilanesi..qualcosa del genere. Infine chiude la strada una nuova stazione di car sharing perchè si sa 1 km è tanto. Gli alberi, tanti, saranno artificiali perchè quelli veri assorbono meno le polveri sollevate da tutti questi mezzi e soprattutto, non consumano acqua, la risorsa in assoluto più importante.

Queste sono le soluzioni che oggi applichiamo al problema, soluzioni che, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, sono peggiori dei problemi che si propongono di risolvere. Non credo che tra 50anni continueremo a ripetere gli stessi errori. Lo dico perché si percepiscono chiaramente già adesso segnali in questo senso. Oggi una parte consistente del pianeta è più che convinta che il significato di crescita non sia più legato al crescere dei consumi e dell’attività costruttiva (al PIL in altre parole), ma piuttosto alla crescita dei servizi e alla circolazione delle informazioni.

Negli anni 70 la pubblica TV italiana trasmetteva alcuni spot per sollecitare buoni e civili comportamenti in una popolazione che, evidentemente, aveva da fare qualche passo in avanti su questo tema. Mi ricordo, ad esempio, del canguro Dusty che ci insegnava a buttare il rifiuti nei cestini. Quella campagna fece fare alla qualità urbana un gran salto in avanti. Io vorrei un nuovo canguro Dusty, che, sponsorizzato magari dall'estinguendo partito dei calzolai, ci raccontasse quanto è bello, veloce, pratico, salutare ed economico..... camminare. Vorrei che ci raccontasse quanto è bella l'architettura che si disegna attorno alle persone e non ai cosiddetti “mezzi di trasporto” e che muoversi bene non è un problema di infrastrutture ma di pensiero.

Il nuovo dusty ricorderebbe a tutti la formula fondamentale del movimento urbano : 1Km=12'

Per realizzare questo progetto, che non ha come fine quello di produrre necessariamente uno spot e tanto meno un qualsiasi piano della mobilità, ho bisogno di un video maker, di un grafico esperto in comunicazione, di tutti gli artisti ed architetti possibili e magari anche di un copywriter. Una prima fase sarà dedicata alla raccolta di esperienze visive sul camminare e sostare in ambiente urbano, la seconda sulla scrittura del progetto, la terza sulla sua realizzazione che, in linea di massima, vedo concretizzata in un video lineare, non interattivo, molto breve.

Chi ci sta? Luca Difonzo

venerdì 28 gennaio 2011

che ne dite di fare il nostro evento questa estate...a effetto venezia ?si potrebbe tentare di trovare uno spazio adeguato...ed proporre il lavoro fatto dai gruppi in questi mesi.
Credo che in ogni caso sia venuto il momento di definire una scadenza ,per questo primo anno di lavoro!
Enrico

mercoledì 26 gennaio 2011

Ciao a tutti,
mi rendo conto di essere veramente poco presente, ma sono reduce dall'influenza e domani non me la sento proprio di venire.
Vi sto seguendo comunque dal blog. Tenetemi aggiornata riguardo ai gruppi, so che tutto prenderà forma durante l'incontro di domani.
Facciamo come alle riunioni di condominio, (dove tra l'altro non sono mai stata) do la delega ad Enrico. Enrì mi raccomando!
Grazie di cuore per il lavoro che state facendo
un saluto a tutti
Erica

domani 28 gennaio non ci sono..
votate il logo!

per il gruppo di lavoro, fate di me ciò che volete..

aspetto notizie di sorte..

p.s. ho accidentalmente eliminato dal post la foto con le mani degli architetti... se volete rinserirla speditemela ! giulia@giuliabernini.it


ciao atutti !

venerdì 21 gennaio 2011

allora,
a parte che è difficilissimo disegnare una goccia :)
poi ho messo insieme un pò di consigli

ed ho scelto la goccia
ovviamente si userà con o senza scritta
od anche solo scritta

secondo voi ???

giovedì 20 gennaio 2011

domenica 16 gennaio 2011


versione 1 o versione 2 ?

secondo me la 1 funziona meglio... senza scritta si capisce meglio che siamo nel 2060 ( la goccia)
secondo voi ??

venerdì 14 gennaio 2011

Gino, dove sei?

Partecipate al prossimo incontro!

Nel prossimo incontro, fissato per giovedì 27 gennaio alle 18.00 allo studio 70m2, daremo priorità alla formazione di gruppi di lavoro che svilupperanno i vari temi-idee emerse in tutti questi mesi o anche nuove proposte che è il momento di elaborare. L'obiettivo è di arrivare ad un risultato concreto e tangibile da mostrare nella prima "comparsa in pubblico", per la quale dobbiamo definire anche una scadenza.
Inoltre dobbiamo definire tempi e modalità della prima azione riguardante le "Seed Bombs" che Madre Natura ci "impone" di collocare intorno al mese di marzo.
Perciò il prossimo appuntamento sarà particolarmente importante.
Speriamo che la partecipazione lo sia altrettanto ...

Lucia

lunedì 10 gennaio 2011

Primo appuntamento 2011

... e siamo già al 2011 .... - 49 al 2060 ... mi unisco a Carmelo per sollecitare concretezza e determinazione per la nostra prima comparsa in pubblico.
Intanto confermiamo il primo appuntamento dell'anno per giovedì 13 gennaio alle ore 18.00 a 70m2 (il nostro spazio è nuovamente sgombero e fruibile!!!)

Lucia

Artisti per favore, ancora uno sforzo!!!

Utopie di Landy Rakoto (dal sito consigliato da Giulia)

Buon anno a tutti, si riparte?
E’ proprio vero, il numero di artisti nel gruppo è davvero esiguo (pochi ma buoni) ma non scoraggiamoci; sono certo che appena cominceremo a “farci vedere” troveremo dei nuovi proseliti e/o adepti.
Già, farci vedere, è proprio di questo che vorrei discutessimo al prossimo incontro. Vorrei proporvi un “ordine del giorno” con questo solo punto, per una volta senza “varie ed eventuali”.
Abbiamo parlato tanto nei nostri incontri, scritto sul blog di molti spunti e argomenti diversi, tanta carne al fuoco ma con il rischio che alla fine si “bruci”... anche l’entusiasmo.
Mi sembra che concordiamo tutti sul fatto che Livorno 2060 (ma perché no anche Livorno 2011-12-13 etc.) debba essere sostenibile perchè la sostenibilità conviene a tutti: abitanti, amministratori e attività produttive. Le energie rinnovabili convengono a tutti. La mobilità sostenibile conviene a tutti.
Proviamo a concentrarci e a produrre qualcosa sul tema delle "convenienze" offerte dalla città sostenibile per eliminare gli alibi, superare le inerzie, promuovere l'impegno di tutti i soggetti che costruiscono, amministrano, gestiscono e vivono la città; solo in questo modo riusciremo a superare le difficoltà realizzative e l'arretratezza della cultura imprenditoriale e urbana. Proviamo a dimostrare che la convenienza di attente scelte ambientali-energetiche ha forti ripercussioni sui modelli economico –gestionali e che le innovazioni tecniche (di prodotto e di processo nella costruzione/trasformazione della città) possono dare ottimi risultati in termini di risparmi non solo economici ma anche in termini di minor consumo e sfruttamento del territorio.
Ma la città non solo consuma: mangia. Mangia il cibo, ma anche il territorio necessario per produrlo. I flussi creati da un insediamento urbano per la sua alimentazione sono molto intensi, importanti e ovviamente ineludibili. La sostenibilità riguarda tutti gli aspetti di questa funzione: la produzione, la trasformazione, la distribuzione, la logistica. E non c'è solo un aspetto quantitativo: pensiamo alle emissioni di CO2; abbiamo cibi che provengono da migliaia di chilometri. Valorizzare la località delle produzioni (il concetto di chilometro zero) significa ridurre le emissioni e promuovere l'economia locale ma anche ridurre la disponibilità varietale e, per certi versi, anche culturale di cibo. si è vero forse non mangeremo uva a gennaio e fragole a febbraio ma è poi così importante?
Basta con le elucubrazioni, dobbiamo proprio passare all’azione e decidere prestissimo da cosa partire e come muoverci. Condivido il suggerimento su piccoli gruppi che potrebbero cominciare a lavorare insieme, mi piace molto l’idea di una multidisciplinarità con artisti (se possibile) musicisti e architetti etc..
Marco ci ha indicato il sito francese con gli orti urbani, ci sono tantissime esperienze in tutta Europa e diverse anche in Italia. I Comuni di Ferrara e Piacenza, ad esempio, hanno regolamentato con specifiche linee guida “L’adozione di aree verdi pubbliche”. Nel cuore dell’Emilia Romagna, tra le case e i palazzi di Ferrara e Piacenza, fioriscono angoli verdi. Merito del progetto “La città degli orti”, avviato con il contributo della Regione. Obiettivo dell’iniziativa è recuperare gli spazi verdi inutilizzati, e al tempo stesso promuovere l’utilizzo di pratiche sostenibili di gestione del terreno in città e di forme di produzione e acquisto solidali. Gli orti urbani, in particolare, conquistano per la loro capacità di favorire il recupero del rapporto diretto con la terra e con il cibo, di costruire aggregazione sociale e di risparmiare senza rinunciare alla qualità.
Proviamo a proporre qualcosa del genere all’amministrazione comunale, è proprio su questo tema che vorrei lavorare. Mi piace l’idea di Marta di una installazione mobile verde. Una sorta di “Orto-Teatro” galleggiante, una riedizione del Teatro del Mondo di Aldo Rossi a Venezia. Abbiamo bisogno di uno o più artisti che lavorino con noi li troveremo?

Carmelo